un'idea di: Marco Salicini
Non è più una “nicchia” della provincia, il Ristorante Pizzeria Luna Rossa a Palata Pepoli. Vale sempre più la pena percorrere le campagne bolognesi (e tra i campi coltivati da Maggio a Settembre si scrutano panorami da scatto e rilassanti) e giungere alle porte di Crevalcore per apprezzare la crescita continua e costante di Giuseppe Moschetta ed Alberto Guidetti. E’ bello anche raccontare di locali per cui il post covid ha concatenato successi, riconoscimenti, incassi e progettualità. In primis, i numeri, che ai postumi dello storytelling per un’attività, non dimentichiamoci mai che rappresentano una priorità ed a tal proposito la stagione estiva è stata memorabile, collezionando serate da sold out. Risultato di un investimento continuo a 360°, impegnato nel personale sempre più under, consolidato e numeroso, nel rifacimento due anni fa di una sala ambiziosa in cui si sta un gran bene e nell’apertura di un secondo locale : Sboccia a Sant’Agata Bolognese, baretto conviviale senza fronzoli con giardino, in cui per anticipare una cena è possibile dissetarsi con una bottiglia di livello evitando di svenarsi (girovagando tra le province è come un miraggio, andare oltre a frizzantini e bottiglie mainstream). L’ingresso col botto nell’Associazione del Tourtlen in cui il tortellino che apostrofammo “eretico” su queste pagine ha avuto un clamore mediatico internazionale tanto inatteso quanto meritato : Ripieno di Gamberi rosa di Valle, Mortadella Felsineo selezione Tour-tlen, tirato con burro di Isigny e Zest di lime e Caviale Calvisius per un incontro incentrato sulle consistenze e sul dialogo dei sapori, dolce-sapido tra il gambero e la mortadella, con aromi e la spinta finale raffinata del Caviale. Tortellino elegante, che oltre alla distinta fattura artigianale della pasta, farebbe la sua sporca figura anche oltreconfine, magari su un terrazzo di un raffinato bistellato sulla Costiera di turno.
Le crudités di mare : l'interpretazione dell'ostrica, tartare di tonno rosso nostrano, i gamberi di Mazara con le loro teste ed i gel.
Contemporaneamente il riconoscimento dalla bella guida Emilia Romagna a Tavola che ha assegnato il premio Pizza dell’Anno 2023. Il pizzaiolo Dario Bergamini, complica assai il momento decisionale della clientela. Il comparto pizzeria gourmet ed il menù di mare convivono su una medesima onda di qualità e meriterebbe uno stomaco in più per poter usufruire di entrambi i percorsi, nonostante l’inopinabile leggerezza e qualità materica, affinate tra impasti, lievitazione e topping.
Moschetta dirige la sala con disinvoltura, cordialità, prontezza e informalità replicate nei suoi ragazzi. Continua ad allestire e rinnovare una cantina tendenzialmente quotata sulle bollicine nazionali e d’oltralpe, lasciando qualche intrigante cannonata sui bianchi fermi a ricarichi competitivi.
Sul gastronomico, una cerchia accurata e rassicurante dei mercati ittici made in Italy più importanti dei nostri litorali, raggiunti a seconda della specie e della tipologia del pescato, dai selezionatori e fornitori altrettanto seri e quotati. Ossatura che raggiunge un coinvolgimento democratico intelligentissimo, alternando tra le proposte, le ricette più pop – marittime, idolatrate da un target di clientela, in cui si susseguono insalate di seppia, baccalà fritto e mantecato, guzzetto di cozze di Cesenatico, spaghetti alle vongole e gran fritto, grigliate miste, al pescato in varie cotture, unitamente a piatti più creativi strutturati con coscienza, sensibilità e protezione della materia prima. Sostanza quando serve senza arrancare e proposività
I crudi ed i primi sono soprattutto le voci in cui si percepisce il vigore e la mano di Alberto Guidetti e della sua brigata a cui viene dato spazio e azione. Guidetti, come già rimarcato più volte in passato, omone di stampo classico e di cuoco da coperti, smaschera le apparenze, stupendo proprio nel cogliere nuances e contrasti tutt’altro che banali o fuori luogo, quando si tratta di riflettere nel dettaglio aromatico e negli abbinamenti a supporto dell’alimento centrale del piatto.
Gli spaghetti alle vongole, le linguine Felicetti cozze e foie gras, il passatello di seppia con i molluschi. In basso il tortellino eretico con caviale Calvisius
Starter memorabile che fa da preludio proprio a vantaggio del trattamento della materia prima a nudo primigenia, l’ostrica (nell’apposita selezione, Francia e Italia) con burro di Isigny, salsa di soya ed una leggero passaggio in forno a proiettare al palato suggestioni sulle temperature, la consistenza, l’umami e la persistenza pienamente sulfurea. Rimane anche la tartare di tonno rosso nostrano da cui si evince un impeccabile manodopera sulla preparazione e temperature di servizio, rilasciandone la carnosità più naturale da arruolare alla crema di Papaya che ne sviscera e ne attenua l’indole iodata, alla sfera di Gin Tabar di Casoni, timbro protagonista per amplificare l’assaggio aggiungendone una parte molecolare, dettata dall’alcol e soprattutto, dalla moltitudine di botaniche assonanti all’olio extravergine aromatizzato alla menta.
Si sale sempre più su con la crudità di gamberi rossi di Mazara che a piacimento, vanno alternati tra il loro assaggio al naturale per apprezzarne i sentori e la consistenza incontaminata e giocare con coulis di peperoni gialli e riduzione di liquirizia, in cui sfiocca in bocca un andirivieni di contrasti decisi e stimolanti da rifinire con la polpa salmastra delle teste del carapace, servite a parte.
Le paste si mangiano di gusto e di pancia, main course del bagaglio tecnico e culturale della cucina, per cottura – mantecatura – fumetti, da cui si dirada la salinità marina, come nel caso dello spaghetto alla chitarra fatto a mano alle vongole veraci della sacca degli Scardovari (con spinacini per detergere), o le linguine Felicetti (strampalate) con cozze di Cesenatico già sgusciate, crema di foie-gras Rougié, baloccando sulla cremosità generosa e la sapidità, poi alleggerita dalla mentuccia fresca, per un mantello marittimo goliardico di mariemonti. Oltre al tortellino oramai indelebile dalla carta, prossimo a subire propedeutiche e coraggiose varianti, un must have come il passatello asciutto impastato al nero di seppia, riconoscibile per la consistenza, ben amalgamato (evitando una problematica comune di quanto non sempre i condimenti di mare riescano a legarsi alla pasta) al sugo bianco di molluschi e crostacei Nostrani, da cui pullulano odori e umori Adriatici.
All’orizzonte l’investimento in termini di hospitality che potrebbe colmare gli intoppi legati alle distanze, constatando l’aumento di chi appositamente impegna più di 40min di macchina. E di questo passo tanto altro da raccontare per una tavola oramai sempre più in alto, tra pesce e pizza, nell’hinterland che raccoglie il bolognese al modenese.
RISTORANTE PIZZERIA LA LUNA ROSSA
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