Sei qui: Gourmettoria Il bel volto del Reno visto da quei piatti, lucenti, dello chef Galeazzi | Ristorante Tramvia
un'idea di: Marco Salicini
Nel 2013 ha ripreso il proprio corso una delle pietre miliari dell’almanacco gastronomico bolognese.
L’attuale Tramvia, che dal dopoguerra ha cambiato più e più nomi, dà fortemente l’idea di avere un lungo futuro d’innanzi a sé. Questi spazi non hanno mai rappresentato un luogo indifferente in una via Marconi attraversata da tanti commercianti e poche attività alimentari degne di nota. Nacque come fermata di posta, capolinea di tram e come anticipato osteria. Punto indispensabile di aggregazione, di sosta, momenti radicati nel dna di questi preziosissimi e inattesi scampoli di verde che oggi vengono valorizzati, trasmettendo affidabilità, comfort e relax nell’abbandonare orologio e telefonini, godendosi questa atmosfera aulicamente magnetica. Fu Mariano Sarti, il nonno dell’attuale titolare a regalare le maggiori gioie, in termini di cucina e servizio, ad un luogo che concepisce, omaggia e mette in risalto il virtuoso passato, accantonando la nostalgia. Il patron attuale è Antonio Gasperini che fino a otto anni fa, non aveva nulla a che vedere con questo settore. E qui mi soffermo, perché vuoi o non vuoi che spesso talento e predisposizione vengono geneticamente ereditati, Antonio rappresenta una rarità, riuscendo ampiamente a discostarsi dal genere di personaggi che ritrovatosi con due soldini da parte, non fanno altro che cascare nell’improvvisazione e nell’inappropriatezza. Dietro all’immagine simpatica, alle giacche elegantissime e agli occhialoni, emergono attitudini e caratteristiche importanti che mandano avanti a gonfie vele l’attività. Humor originale e mai fuori luogo, accoglienza e capacità di coordinamento, buon gusto, pubbliche relazioni e imprenditoria : queste qualità tracciano l’identikit dell’oste, che a parer mio o ce l’hai o non ce l’hai. Spicca un leggerissimo filo sottile, dissacrante, che apprezzo di questo locale: l’acuta ironia che abbatte tutti quei pregiudizi che di primo acchito potrebbero portare a interpretare l’affluenza di vip, il trono e i “diplomi da sciabolatori” come esasperato esibizionismo o manierismi sopra le righe; la filosofia è ben altro, è racchiusa nel gaudio, nel divertimento, nella positività che debbono far parte dell’energia inculcata nel ritrovarsi intorno a un tavolo. E c’è un motivo se in questi anni, quando mi viene chiesto un buon ristorante a Casalecchio di Reno (comune importante nella provincia bolognese, non dimentichiamocelo) rispondo sempre e istintivamente il Tramvia.
L'entrée : pappa al pomodoro / frisella / tonno scottato / insalata di seppe
Aggiungo volentieri un ulteriore plus, la bellezza della location, altro elemento tutt’altro che comune : si cena in due sale fascinosamente circondate da pietre autentiche e mattoni originali mentre in Estate il colpo d’occhio è ancora più imminente, godendo il fresco, la luminosità e il profumo del giardino appena rinnovato e circondato dai fiori per far scoprire angoli e vedute di un Reno mai così persuasivo.
In cucina per la gioia di molti, da quasi due anni è arrivato Giacomo Galeazzi che per i gourmet bolognesi non ha certo bisogno di presentazioni : lo abbiamo felicemente testato al Ristorante Carracci, alla Cascina dei Campi, alla Terrazza nei dintorni delle Due Torri, senza voler assolutamente trascurare gli inizi promettenti che lo hanno visto al Parizzi di Parma, al Tivoli di Cortina, in Costa Smeralda, alle Olimpiadi di Torino e (tanto) in Romagna, al fianco del maestro Vincenzo Cammerucci. Il menù mantiene l’identità creata da Gasperini fin dal nuovo inizio interfacciando una sezione legata ad una tradizione bolognese fatta bene con paste artigianali rigorosamente fatte a mano (così come il pane) e un’altra facciata in cui si da spazio all'espressione alla personalità dello chef.
Spaghetti alla chitarra e seppe / battuta di manzo / linguine al ragù di pesce / raviolo macco di fave, cozze, bietola e pecorino
Se dovessi riassumere in due parole la cucina di Galeazzi, utilizzerei bellezza e centratezza gustativa. Nei suoi piatti, capisci, riconosci e sai quello che c’è e quello che mangi. Pietanze che potrebbero essere gustate anche bendati se non fosse per l’appeal elegante, cromatico e scenografico sprigionato dall’impiattamento. Ancor più determinante è il fatto di ritrovare sostanza, lucidità e concretezza dentro al piatto, senza inganni e senza farsi distrarre dal patchwork di colori, di salse, di jus e di demi glace che impegnano automaticamente lo scatto prima dell’assaggio. Tratti e passaggi ben calcati, densi e delineati, saporiti certo ma tutt’altro che scontati o guasconi, a vantaggio di contrasti, sfumature e abbinamenti percettibili durante la masticazione, che lasciano intravedere il pensiero e la chiarezza nella composizione del piatto. Mano inconfutabile nelle testure di carni e pesci, sughi ed intingoli corroboranti, sinuosi e rotondi si legano persistentemente alle paste lunghe mai incantonate da eccessi di cottura. Un rapporto duraturo di piacere, concretezza ed immediato appagamento quindi è ripetuto e intensificato dagli insiemi più semplici ed essenziali, quali la frisella con conditella di pomodori, stracciatella di burrata e basilico o la battuta di manzo alla parmigiana che ad ogni stagione incontra un variopinto mosaico di salse ed ortaggi orchestrato dallo chef. Altrettanto dinamico e rinfrescante il tonno scottato da avvolgere con l’insieme di insalata di fragole, cipollotto, sedano ed olive taggiasche ancor prima di ricevere le sensazioni appena descritte nelle linguine di grano duro al ragù di pesce con estratto di prezzemolo e limone bruciato e negli spaghetti alla chitarra con seppie e crema di piselli. Voluttuosi, confortevoli e golosi i tortellini su crema di parmigiano da cui emerge un possente e massiccio ripieno che ben mettono in risalto l’attenta manualità riscontrata su tutte le paste, classiche e creative. Due piatti in particolare hanno finalizzato le convinzioni positive testate nella mia visita : l'insalata di seppe, bulgur al nero, erbe aromatiche e gazpacho e i ravioli ripieni di macco di fave, cozze, bietola e pecorino. Nel primo caso parliamo di un antipasto che non è altro che un falso primo, con la tagliatella di seppia chirurgicamente tagliata e distesa ad avvolgere l'allietante equilibrio nutriente e salmastro del bulgur al nero, ineceppibile in termini di cottura ed equilibrata sapidità, ripulita dalla profusione mediterranea del gazpacho. Nel raviolo, l'epicentro potrebbe sbocciare nella vorticosa possenza cremosa del ripieno ma è proprio il sincretismo parallelo e pertinente delle cozze della bietola e del pecorino a tessere sia un allineamento chiaro e conciso degli ingredienti che una vispa e pungente maestranza degli stessi. Mente pensante, moderna e innovativa sui dessert a fine pasto : pane caramellato, gelato di ricotta, mandorle e menta punge su concetti attuali, una linea distinta del dolce-non dolce, fortificata da un alternarsi di consistenze e rimodellanti sbalzi aromatici ad esercitarne personalità, pulizia e sostegno di fine pasto (aspetti che si replicano anche nella cheesecake scomposta).
I dessert
Ruolo fin da sempre emblematico lo recita il vino : un legame a doppio nodo con la cucina manifestato anche nell’anima del locale e in tutte quelle bottiglie che ben allineate ai lati della sala disegnano il volto del ristorante mettendo in mostra la ricerca del proprietario. La saletta eventi al piano di sopra, ospita serate a tema e degustazioni, spesso protagoniste le grandi maison che fanno da ossatura alla proposta enologica, predisposta a diffondere metodi classici, champagne griffati dalle belle annate ad ulteriori alternative meno pop, selezionando inoltre con gusto e attualità dal nostro territorio. Promosso inoltre il personale di sala (notevolmente migliorato dalla mia visita precedente), giovane, attento e coerente nei passaggi al tavolo, d’altronde se ve lo siete dimenticati ve lo ricorda l’autografo a led pensato da Antonio Gasperini al centro del giardino “Io per voi, ci sono sempre”.
RISTORANTE TRAMVIA
Via Marconi 31, Casalecchio di Reno (BO)
051575044