Sei qui: Gourmettoria I gestori dei pubblici esercizi in piazza : " Servono aiuti concreti e immediati "
un'idea di: Marco Salicini
Il piatto piange, la musica è finita. Così s’intitola il comunicato emesso da Fipe-Confcommercio in merito all’iniziativa in programma mercoledi 28 ottobre, quando alle 11,30 i gestori dei Pubblici Esercizi saranno presenti in Piazza Maggiore, in concomitanza coi colleghi di ulteriori capoluoghi regionali in tutta Italia.
L’obiettivo non è farsi sentire, quanto creare un motto coeso, mirato ad ottenere interventi concreti da parte del governo.
Servono aiuti incisivi per salvaguardare un tessuto di 340mila imprese che prima del Covid 19, come riportato nella nota, generava un fatturato di oltre 90 miliardi di euro ogni anno.
Della piega dolosa che gli effetti dell’epidemia hanno generato nella ristorazione ne siamo ahimè tutti consapevoli, soprattutto gli imprenditori e gli addetti ai lavori ma un ulteriore brutto colpo è arrivato proprio in questi giorni, ai postumi dell’ultimo dpcm.
L’equazione che l’intervento di Conte e l’aumento dei casi (in genere senza uno specifico approfondimento da parte del cittadino) generano sulla psicologia delle persone è letale e imminente per i commercianti. Per farla breve : quest’estate quando Conte non parlava in diretta e i media erano meno “fulminei” la gente non si faceva troppi problemi nello sbizzarrirsi per cercare un tavolo libero a cena (in primis nelle località vacanziere...) mentre bastano pochi minuti di stampa, mass media e tv per invertire la rotta. Ecco, non sto mettendo in croce il popolo italiano ovviamente né sto prendendo la parte del negazionista; cerco solamente di mettere sul piatto l’opinabile criterio gestionale di questo periodo chiaramente complesso e delicato.
Tornando al corpo dell’articolo, da lunedì, ristoranti e bar hanno subito un calo imminente e repentino, per non parlare poi degli american bar, dei locali serali o delle imprese di catering e baqueting tutt’ora praticamente impossibilitate a lavorare.
Prosegue insomma una linea di condotta kafkiana e destabilizzante per questa fascia di attività : se ricordiamo con quanto ritardo in passato venne concesso il servizio d’asporto, mentre ai supermercati le code massicce rientravano nell’ordinario, tutt’ora lo scenario è quello di un film già visto. Premesso che probabilmente non vi siano le forze per monitorare complessivamente le attività, nel rispetto delle normative igienico sanitarie, n’è tantomeno distribuire fondi per l’arma o l’esercito nelle piazze e che ahimé non tutti siano stati impeccabili (qui va detto ci riferiamo soprattutto a qualche pub) rimane ad oggi evidente quanto sia un controsenso “liberare” a mezzanotte la gente in strada assecondando l’aggregazione di molti giovani, invece che lasciarli controllati e monitorati all’interno di locali in cui non si transige su distanze, gel igienizzanti e mascherine. Diventa poi ancora più articolato pensare al servizio del pranzo, relazionato su lavoratori ulteriormente incentivati a rimanere a casa dallo smart working.
Da quel che si percepisce e che è già accaduto in altre città, la prossima risposta porterà al coprifuoco?
Se così fosse però è ora di invertire la tendenza anche dall’alto, tutelando ristoranti, bar, trattorie, pizzerie e via dicendo.
“Presenteremo il conto della crisi che ha investito il nostro settore. Cinquantamila attività sono a rischio chiusura da qui a fine anno e 350.000 persone potrebbero trovarsi senza posto di lavoro. Abbiamo già chiesto al Presidente Conte e lo ripeteremo a gran voce (ovviamente rispettando tutte le misure di distanziamento ndr) anche mercoledì. Il nostro ventaglio di richieste comprende la riduzione dell’IVA del 50%, contributi a fondo perduto, interventi per far riprendere il turismo, credito d’imposta sugli affitti dei locali” dichiara nel comunicato e in un video pubblico Matteo Musacci, Presidente Regionale Emilia-Romagna di FIPE Confcommercio.