un'idea di: Marco Salicini
L’energia vitale e la passione estromesse da Eleonora Tadolini a pochi giorni dall’apertura del suo sogno custodito e coronato da una vita, trasmettono e ramificano molteplici contenuti e significati che vanno oltre a tanti luoghi comuni. Nora l’abbiamo conosciuta in città e vista agire all’interno di tanti locali : Amerigo, Il Rovescio, Caminetto d’Oro, Il Mare di Guido, Camera Sud; è una bolognese cresciuta con la sfoglia tirata al mattarello dalla nonna e i tortellini chiusi a mano ma che ben presto non si è posta limiti nella propria vita, applicando quella curiosità e quella diversità che oggi trafiggono di personalità il suo primo ristorante : Posto Ristoro.
Da Londra fino a Bangkok canterebbe all’incirca un noto tormentone estivo ben distante dal genere musicale e dal beat in sottofondo che accomuna il ritmo della sala e della cucina, perché in quella che indubbiamente va considerata come l’ apertura più accattivante e in controtendenza dell’hinterland bolognese, di “pop” e di retorica non c’è proprio traccia.
In via Largo Molino fino ai primi mesi dell’autunno c’era l’Officina del Gusto, trattoria di successo incentrata sui capisaldi della tradizione. Nora ne ha resettato la filosofia e ribaltato gli schemi, contaminando il suo locale con tutte le esperienze di vita e professionali che hanno contraddistinto il suo percorso fino ad oggi in giro per il mondo. Ma non è tanto da un viaggio quanto da una lettura, Altri Libertini dello scrittore omosessuale Pier Vittorio Tondelli, con cui la Tadolini ha trovato l’immedesimazione e l’ispirazione giusta per affrontare un progetto imprenditoriale radicato su una morale affilata nei valori, nei diritti e nella lotta alla discriminazione, portando una testimonianza molto chiara e decisa di come la ristorazione possa influire in più frangenti e fazioni culturali e sociali. Lo ha fatto condividendolo con Carlotta, Giorgia, Michela e Francesca, andando a demolire le scale gerarchiche e credendo intransigentemente nella condivisione e nell’interscambiabilità dei ruoli. Indispensabile ne è la chiave di lettura di questo percorso, che come il libro di Tondelli che nella ragione sociale di Posto Ristoro si converte al femminile Altre Libertine, la fruibilità e la comprensibilità della cucina si infiltrano senza veli nella chiave di lettura del commensale, allietato e alleggerito da un’accoglienza sinceramente avvertita, spinta dalla sensibilità di chi spesso e volentieri adora indossare il casco da gastronauta e viaggiare di tavola in tavola, raccogliendo i tratti più flessibili dell’hospitality che riemergono nell’atmosfera avvertita durante la degustazione.
Il display elettrico del locale converge all’ingresso su un habitat più minimalista da finedining con tavoli e lampade ad antenna in scuro per poi svilupparsi nella sala centrale con panche a divanetto e cromatismi più accesi e arcobalenici (a proposito di tematiche), senza mai cadere nel trash. L’appariscente e virtuosa cabina trasparente racchiude un tavolo conviviale circondato da un’orchestra ecologica : è la carta dei vini incentivante che Nora ha già convogliato mostrando un gusto ammirevole. Referenze prestanti con un impegno non da poco sulle annate, champagnerie nature e macerati underground completano un’offerta con margini alquanto promettenti e già propositivi.
La filosofia della cucina protegge e proietta in materia, i principi di inclusività, senza emarginati o distinzioni : tre percorsi a degustazione redatti per mettere in vetrina e spronare gli ingredienti più secondari all’interno di una città alquanto satura e fossilizzata sulle paste e i primi piatti. La selvaggina/cacciagione e piume (60 euro); il pesce azzurro con specie più piccole e maggiormente defilate che proviene da San Benedetto del Tronto in su (60euro) e il veggie per vegani e vegetariani (58euro) oltre a un’opzione per chi presenta intolleranze.
Premiamo metaforicamente il tasto play per accedere alla roulette dell’entrée : bao al vapore con sformato di capra (sui formaggi, titolari nel toping del menù, è pressoché inutilizzata la mucca) per cui s’apprezza la lievitazione e la corretta sofficità dei bun; mousse sapida e marina di pesci azzurri con cracker di sesamo; crocchetta di cozze e vongole con maionese al wasabi (per un exploit di salsedine e piccante), crostino con confettura di pomodorini (fievole e percettiva dolcezza), tortellini mignon dal ripieno deflagrante e aromatico, sfizioso mini burger di cacciagione e chips di rapa per il crunch.
Tartare di daino con ciliegie, bucce di topinambur, midollo e spugna di prezzemolo vs Carota rifinita con salsa di zabaione e rafano e crackers di sesamo incarnano gli antipasti : piatti di dolcezza, attenzione e levità, probabilmente i più timidi nell’arco delle portate, un work in progress che nei prossimi due mesi (deadline del cambio menù) subiranno accorgimenti in termini di contrasti, temperature e consistenze, aggiungendo più punte e destrezza a complemento dell’elemento centrale. Si sale di gusto nei primi piatti, il tortellino vegetariano di cicerchia affumicata e cardoncelli mostra una veemenza sorprendentemente simile alla farcia più tradizionalista, viene irrorato da una crema di formaggio di capra ben tirata e amalgamata alla mischia dei piccolissimi tortellini con tartufo nero estivo scagliato nella coltre, irrobustisce il piatto il tempo di cottura ideale per esporre il dna proteico del legume e la consistenza bella tenace del tortellino : “ E questo è il massimo della tradizione che viene servito al Posto Ristoro” cit. A confronto il Gyoza Revolution – per un’Asia spesso musa ispiratrice – farcito di ragù di daino e cinghiale con besciamella di capra e fondo bruno, in cui è il ripieno a prevalere al palato piuttosto che la consistenza della sfoglia all’ortica (raccolta direttamente dal bosco)– dove a proposito si potrebbe lavorare meglio nel confronto tra rugosità e malleabilità.
Il groove dei secondi piatti alza l’asticella della cena, lanciando un messaggio molto chiaro sulla specializzazione della cucina : il piccione bello succoso e saignant affonda la sua leva fondente nel cioccolato, si smorza di dolcezza e croccantezza negli arachidi che defluiscono coordinatamente su un effluvio di peperoni dolci, trainando nuances originalmente ibride per le correnti speziate & aromatiche, e similmente, smuove la bocca anche il carrè di cinghiale su un pairing impeccabile con prugne – cipollotti e senape di grande verve.
Un altro piatto maturo è il seitan fatto in casa nappato con la sua salsa ristretta (bella densa, saporita e vigorosa), germogli di piselli, ravanelli agrodolci e cetrioli per un infuso di acidità – agro - e mineralità simmetrico ed efficace, mai ottuso e spigoloso. All’ultimo round del percorso veggie la melanzana cotta al forno coperta con salsa di pomodoro affumicato, baba ghannouj e rollé di caponata : è un acuto di personalità e responsabilità che percorre il mediterraneo nella vastità del suo mare, correlando interculturalmente e antropologicamente più ingredienti distanziati tra di loro in un unicum che incorpora l’autoctono dell’utilizzo della melanzana nostrana sintetizzando e interpretando più ricette all’accento più denso e speziato della polpa medio orientale, diffusa anche nel Nord Africa.
Sprint di tecnica e pienezza sui dolci : l’Alpaco, dal cacao agrumato e floreale è coperto dalla sua glassa di nocciole a mo di rocher, whiskey invecchiato dieci anni con la sua gelatina, fondo di biscotto, mou di cioccolato per un affondo di densità sul cacao timbrato ancora una volta da sferzate aromatiche ben graduate riaccorporate dalla consistenza cremosa a limitarne l’effetto quasi astringente poi la creme brulè al pistacchio, una delizia ben caramellata dal cuore espansivo e voluttuoso da amalgamare con marasche sciroppate alla sambuca a monitorare l’intento di dolcezza con il sentore dell’anice. Da haute patisserie la struttura delle coccole finali, tartelletta e cioccolatino sull’acidità e la croccantezza per un bel fine pasto da accompagnare alla mirata selezione di vini da meditazione e passiti. Il tunnel cobalto che porta ai servizi spalanca la vision di Posto Ristoro mediando tra l’autoironia dei dettagli e le pictures di Loredana Berté, Lizzo, Jodie Foster e Billie Eilish; una pausa di riflessione frivola come vuol in fondo apparire easy e colloquiale la convivialità di Posto Ristoro, saper trasmettere un messaggio risultando conviviali e volonterosi a una proposta di cucina pensata, eclettica ma anche dritta e sostanziosa e già per questo va dato merito a questa brigata al femminile di avere avuto molta più spinta, autostima e motivazione rispetto a tante tavole già apparecchiate.
POSTO RISTORO
Via Largo Molino 3-5, 40055 Castenaso (BO)
051787280
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www.postoristoro.it