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un'idea di: Marco Salicini

 

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Anche quella di Peppe, Fabio e il Bosse è una storia italiana. La crew del Macondo cinque anni fa, ai tempi in cui la mixology contemporanea a Bologna era tutto un work in progress, in quella via del Pratello tanto vivace quanto restia verso la qualità media della proposta in bottigliera, decise di puntare su un cocktail bar effervescente e maniacale sulla gamma dei prodotti proposti. Fu il primo passo in controtendenza. Se nel giro di pochi anni il Macondo è diventato uno dei migliori cocktail bar di Bologna non siamo certo di parte ma parliamo con obiettività. Si è giunti a questo obiettivo in primis investendo le passioni di sempre sulla ricerca, importando da Londra e dall’estero il volto di un locale comfort e friendly animato da un banco centrale e ordinatamente ornamentato, attorniato da due salotti con mobili, tessuti e un mixtape di colori vintage volutamente disordinati. Formula vincente e mirata ad aggregare moltissimi clienti, compiendo un procedimento rivolto al “bere bene” a prezzi più che onesti, grazie allo speech empatico e interattivo di tutti i barman, in visibilio nell’esporre drink list costantemente rinnovate e perle pregiate da una gamma di distillati raggiante, fenomenale su rum, tequila, whiskey e mezcal, andando ad approfondire i comparti meno convenzionali ed agevoli di una determinata fascia di mercato. La storia italiana del Macondo però assume un significato poetico e campanilista proprio nel 2021, uno spartiacque unico che durante i mesi di lockdown vedeva lo staff alle prese con la consueta e laboriosa preparazione della nuova cocktail list, incentrata sull’essenza del distillato concepito attraverso un minimalismo virato sulla sottrazione, il taglio del ghiaccio, la freschezza, la persistenza e la digeribilità della bevuta a zero zuccheri. E proprio in quel momento è scattata la voglia matta di rigettarsi in controvento, coronando un sogno un po’ folle e patriottico quanto viscerale e felliniano. Aprire un nuovo locale, nel bel mezzo di una delle fasi più complesse e imprenditorialmente instabili della storia. Volare (che ha debuttato a inizio mese in via Belvedere) è un sogno all’italiana. Un ritorno alle origini, al volto pulp e autentico dei bar di paese, al linguaggio più verace e folk della rinascita tricolore. Volare – nel blu dipinto di blu – cantava Domenico Modugno negli anni ’60 staccando la presa dal microfono e aprendo le braccia al cielo, facendo cantare tutto il mondo, lanciando l’Italia nel suo vero rinascimento economico, titolando le testate americane così “L’Italia ce l’ha fatta”.
Un messaggio di speranza che, inutile sottolineare, si cuce sartorialmente con i tempi che stiamo vivendo, scrutando la speranza all’orizzonte.

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Non sarà un bar vintage ma un bar anni ’60 dove nessun dettaglio è lasciato al caso. Una manodopera pazzesca che ha impegnato Peppe e i suoi in una ricerca martellante e sconfinata, ricavando dai piccoli artigiani uno dei primissimi televisori in bianco e nero, specchiere barocche, lavagnette del totocalcio, menù d’antan, la vasca frigo dei gelati, un rarissimo carbonatore, lampadari di cristallo, un mitico telefono a fili UL-1 e un lavoro sulle sedute e sui materiali che rivestono il banco ad hoc per ricreare con fedeltà le atmosfere dei bar che segnarono un’epoca. Eggià anche i bar in quegli anni presero tutta un’altra formula, sostituendo le latterie o gli alimentari, partorendo oasi di convivialità, impegnando i passatempi di una clientela che dopo tante sofferenze poteva finalmente contare su un altro tipo di disponibilità nelle tasche.

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Ciò che si beve e berrà è schietto e sincero ma ovviamente tutt’altro che improvvisato : è riqualificata e riproposta la liquoristica made in Italy, senza strafare in bottigliera per concentrarsi su prodotti affini e determinanti . “Ma questo è un lavoro molto lungo, in continua evoluzione, che per raggiungere appieno la sua completezza impiegherà 6 mesi” - .
Tanti cocktail classici, dall’americano (preparato esclusivamente col Martini Rosso) al negroni passando per il cocktail martini, ritorni romantici nel cordiale e rinascimentali nella produzione di un rosolio classico o di uno cherry invecchiato in botte col whiskey. Per rendervi l’idea è già predefinito un negroni con vermouth bianco, bianco sarti e grappa (elemento immancabile). Si aprirà da colazione fino a sera, degustando una miscela di caffè 100% arabica estratta da una formidabile macchina d’epoca e sul food ci sono moltissime idee in divenire. Se al Macondo ci si è concentrati moltissimo sugli hamburger, trovando i bun giusti dopo una serie infinita di test che oggi ne hanno realizzato un panino dalla giusta tostatura e dalla carne succosa, da Volare un elemento di punta sarà il panino alla mortadella più rustico e stakanovista possibile e per l’aperitivo tartine, uova sode, olive e stuzzichini primigeni verranno serviti su vassoi e cloche per osannare il rito dell’aperitivo. Girano i dischi del vecchio Jukebox, Celentano e un giovane Gianni Morandi in bianco e nero sullo sfondo, pompa italianità un cuore grande a tricolore, nostro primordiale fautore di una rinascita nei momenti più difficile : con il nostro stile e le valvole emotive pronte a esplodere siamo pronti per tornare a Volare.

 

VOLARE BOLOGNA
Via Belvedere
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