un'idea di: Marco Salicini
ALTO
Fiorano Modenese
Il contesto trasporta in una dimensione fortemente evasiva e distaccata da ciò che comunemente ci si attenderebbe di intravedere in una piccola frazione della food valley. Invece l’imprenditore Marcello Masi ha investito ristrutturando l’hotel Executive di Fiorano Modenese, in cui finalmente, il fiore all’occhiello è la cucina che a differenza di molti altri casi, non si presta all’etichetta del “vorrei ma non posso”. L’estroso Mattia Trabetti con grande talento e personalità promettente dirige la cucina (a vista) intrecciando nel cuore dell’Emilia, stili e tecniche intrapresi nelle esperienze maturate all’estero. E’ una cucina che non teme assolutamente di evidenziare contrasti acidi e amaricanti e ama comporre ricette all’avanguardia inserendo materie prime locali all’interno di una visione senza confini. I menù degustazione sono due : selvatico (60 euro) open mind (80 euro) con possibilità di abbinamento vini : pernice/topinambur/indivia belga e salvia; anguilla/kimchi di friggitelli e rose/ cappelletti, nocciole nere e bourbon; batsoà di storione e piedini di mora, salsa pop-koji sono alcune delle proposte più estroverse che potete trovare. Si cena direttamente sul rooftop con vista sulle colline modenese, accomodati da sedute e illuminazioni di design targate Barber & Osaerby per Flos e Gio Ponti per Richard Ginori. Cantina dei vini e dei distillati scintillante.
OSTERIA SANTA CHIARA
Modena
Un crocevia interessante, localizzato nei pressi dell’Osteria Francescana, uno sguardo vivido e lindo sulla tradizione modenese interpretata con maggior freschezza e attualità da Stefano Corghi che attraverso il primo locale, il Luppolo e l’Uva ha mostrato l’attinenza nel fidelizzare con i piccoli artigiani e i vignaioli naturali. Indiscutibilmente affascinante e interconnesso con l’idea del progetto ne è l’arredamento laddove predomina un legno che narra la storia attorniato da boiserie, candelabri sospesi e sedute più moderne aggraziate da lunghe tovaglie bianche. Dalla cucina il gnocco fritto accompagnato da sontuosi salumi ben rintracciati dagli allevatori dei colli, tortellini in brodo di cappone, gnocchi al ragù, passatelli, cotoletta e filetto di cervo con spugnole e sedano rapa, concludendo con la dolcezza eterea dei dolci e da una cantina che incentiva il territorio aggiudicandosi bottiglie dimenticate ed anteprime in esclusiva.
VILLA MONTY BANKS
Cesena
Resort di lusso con piscina, azienda agricola con uliveti e vigne di proprietà, orti, coltivazioni di grano ed erbe officinali. In poco tempo Villa Monty Banks, restaurata da Michele Manuzzi nel 2020 e gestita con grande gusto e destrezza imprenditoriale assieme alla moglie Erika Galbucci è diventata il riferimento assoluto “gourmet” per il pubblico cesenate e non solo, visto che per la bellezza e l’hospitality che esprime questo luogo, merita assolutamente una visita da tutta la regione. Ogni apparato funzionale alla struttura è pensato e complice alla cucina dello chef Ivan Milani, appena approdato dall’agriturismo sul mare del Bagno Bandito. Gli appassionati lo ricorderanno alle stufe di un luogo cult della cucina meneghina quale il Pont de Ferr (che ahimé, recentemente ha chiuso i battenti). Si pranza e si cena in una sala estremamente luminosa e accogliente, dal dna liberty con eclettici dettagli artistici che allietano una proposta incentrata ad ottimizzare il nitore delle materie prime prescelte dell’azienda agricola autoctona : farinacei, lievitati, paste, frumenti, legumi e ortaggi vengono lavorati dallo chef e dalla giovane brigata a contatto con altri produttori “etici” della Romagna campestre. Il percorso non svia mai da una mano felice e concreta, conquistando dall’entrée di benvenuto alla piccola pasticceria e modellando una doubleface di terra e mare che ispeziona il rollé di coniglio con la mazzancolla cruda e il garum di gamberi rosa dell’adriatico fino a un signature intramontabile quale “Il tempio delle uova d’oro”, un uovo cotto a 60gradi su crema di tartufi, foglia d’oro e caviale di alta nobiltà culinaria. Fierezza nel vitello tonnato alla maniera antica, intensità nel tortello di salame di mora romagnola in brodo di anguilla affumicata, tecnica nel piccione in due servizi. 95euro il costo di un menù degustazione ambizioso, si bevono (non solo) i vini da uve sangiovese e trebbiano della tenuta che dalla prossima vendemmia entreranno in bio.
LE GIARE SUL MARE
Cervia
Le Giare sul mare è l’ultima avventura del noto imprenditore Claudio Amadori, una garanzia. Ci troviamo sul lungo mare di Cervia, inseriti nel contesto di Villa del Mare spa resort, struttura di caratura e prestigio con tutti i comfort ideali per lasciarsi viziare, tra cui Alto, rooftop panoramico dall’appeal fortemente metropolitano attivo dal pre – all’after dinner. Amadori è intuitivo e rassicurante come pochi a ingaggiare talenti, nell’ultima stagione estiva toccò al creativo Danny Benedettini trasferirsi sotto il sole della romagna dal gelo berlinese, ora a Claudio Giuseppucci, classe 1992 proveniente da una gavetta stellare tra il Noma ed il St.Hubertus. I menù punteranno a trovare analogie, dediche e interazioni con l’arte : “Ritratti Italiani” e “Romanzo Moderno” saranno difatti i due topic proposti, tra rivisitazioni integranti di alcune ricette classiche; ricerca – studio e propositività nel menù d’haute cuisine. Apertura pre pasqua 2022.
MAGNOLIA - VILLA MARGHERITA
Longiano
In assoluto nell’era della ristorazione moderna, il Magnolia di Alberto Faccani è stata una delle insegne di maggior successo, capace di bruciare le tappe conquistando due stelle michelin in un triennio ed esportando sulle tavole delle principali kermesse gastronomiche nazionali i propri piatti più acclamati. Continua a farlo, cambiando sede e spalancando gli orizzonti ristretti, seppur di bon ton, di Cesenatico tra i maestosi spazi bucolici di Longiano. Villa Margherita non è altro che l’ennesimo colpo da novanta per un fine dining romagnolo in continua ascesa : dal primo Aprile i clienti del Magnolia verranno catapultati in uno scenario dotato dei comfort diretti da una natura predominante che ospiterà i servizi del relais : sei suites, una grande piscina, alberi centenari, cantine del ‘500, un’atmosfera da sogno che incrementerà la proposta gastronomica innovativa di Faccani : carni da cortile, selvaggina e cacciagione provenienti da allevamenti non intensivi, vegetali a km0 dall’orto di proprietà con input ben direzionati sui rossi in una cantina importante. In vista dell’estate lo chef non abbandonerà affatto il mare : l’ex pub Re Leone risorgerà sotto le vesti di una trattoria moderna di pesce, si chiamerà Veranda.
NOVO OSTERIA
Borgonovo Val Tidone
L’amore per un luogo significa onorarlo con rispetto e volontà nel credere a dedicare risorse ed energia per metterne in luce le peculiarità e i caratteri migliori. A Borgonovo Val Tidone, nel piacentino, l’imprenditore Gianni Maini lo ha fatto con grande senso di appartenenza, conoscenze storicogastronomiculturali del territorio recuperando un’insegna spenta da quasi vent’anni, fenomenale per il lungo trascorso della zona. In perfetta sinergia con l’architetto Stefano Orsi n’è rimasta intatta l’anima, da antico convento e chiesa a cui si sono inglobate sette camere al piano superiore, le cucine, le cantine e le sale al primo livello. Si scorge dall’esterno suggestivo la cucina a vista, sede operativa dei tre menù (Novo a 70,00euro) elaborati dallo chef Daniele Lunghi che qui opera sapientemente assecondato da uno staff di sala preparatissimo. I piatti parlano di tradizione autentica, quella succulenta – golosa – viva e brillante, decisa a guardare con fierezza il passato direzionandolo in un futuro distante dai canoni classici più spremuti, cigolanti e asfissiati, sapendo donare piena libertà di espressione alle eccellenti materie prime e ridando altrettanta linfa a piatti storici meritatamente riportati sotto la luce dei riflettori (come la lepre alla royale). Al Novo Osteria vi aspetta la gioia conviviale della domenica, le bellezza di sostare tavola, il supporto delle 170etichette italiane&straniere, il prosciutto crudo XXL Bettella affinato direttamente in cantina, gli anolini in brodo, le trippe con gambero rosa e curry, la costina di grigio del casentino alla diavola con cicoria e castagne e i mirabolanti dessert di Simona Piccolini, eletti dai ricordi d’infanzia.
OSTERIA FRANCA
Rimini
Alex Santolini ha lavorato a New York e persino a Disneyworld, è stato assunto come restaurant manager a Sydney e doveva partire per Singapore ma invece la sua prima esperienza lavorativa all’estero è stato il rientro nella madrepatria riminese. L’ultima novità di una Rimini mai doma e mai stanca di novità, capace di sfornare nel periodo pandemico concept gastronomici dinamici, giovani e conviviali, riportando al centro la materia prima “azzurra” dell’Adriatico, curando con la medesima attenzione aspetti quali il servizio in sala e l’atmosfera. Identikit che combacia pienamente all’Osteria Franca, pop up serale che dopo aver trasformato nell'estate del debutto l’officina alimentare Pizzicagnolo in un ristorantino dall’animo funky e dalla proposta semplice, comprensibile e goduriosa dalle prossime settimane si occuperà dell'offerta food al Circolo del Tennis di Rimini. La riuscita del format passa attraverso i segreti domestici atavici di nonna Franca a cui è intitolata e dedicata “l’osteria nell’osteria” : battuta con le cozze-pomodoro-basilico, ragù di seppia, cassoncini fritti alle erbette e torta diplomatica sono alcuni dei goduriosi ricettari conservati e riproposti in sinergia con lo stile della cucina. Nel menù corrono veloce il bel crudo di cefalo e tonno rosso, la piada con i sardoni, radicchio e cipolla, lo sgombro prima fritto e poi marinato, la ricciola con latte di cocco, peperoncino e coriandolo e il fritto di paranza : tutto rigorosamente pescato nell’Adriatico. Al fianco della cucina le 30 etichette naturali del territorio e i cocktails di stampo internazionale come il punch (aperol, rum, bourbon, melone cantalupo, latte chiarificato), CaTe (campari al cocco e tepache di ananas), Tequila con shrub al peperoncino piccante, semi di coriandolo, lime ed agave nelle 7 signatures drink.
BRODODIGO
Ferrara
Suona la campanella e in sala arriva il risotto al brodo di go, servito a sorpresa. L’all star team di Apelle che ha restaurato, animato e contaminato con contenuti extra territoriali l’enogastronomia ferrarese da fine 2021 ha aperto un nuovo locale in via Saraceno. Il brododigo è una trattoria moderna di pesce estremamente conviviale, dettata dall’empatia e dalle attitudini che contraddistinguono Matteo Musacci, Claudio Bellinello e la chef Martina Mosco, artefici del successone di Apelle (che continua a servire piatti e piattini deliziosi ispirandosi a stili di cucina internazionali in abbinamento a cocktail fantastici). Il risultato porta in tavola i piatti di pesce più puri e salmastri, appetitosi e minimalisti prelevando le specie lente (che arrivano dal mercato di Chioggia, dalle valli di Comacchio e dai pescatori di Goro seguendo i ritmi giornalieri), da cui si sviluppa un menù apparentemente basic ma che alle spalle nasconde il lavoro puntiglioso di una brigata di cucina che sa il fatto suo. Le schie con la polenta, il misto al vapore da intingere con la maionese realizzata col brodo di pesce, gli spaghetti con le vongole sgusciate, gli gnocchetti con cozze pomodorini e cime di rapa, il fritto di paranza e l’anguilla della Valle manifestano peraltro la filosofia dell’antispreco dove nulla si lascia sul piatto, utilizzando tutte le tipologie di cottura a seconda della materia prima prediletta. La cantina asseconda lo splendido manifesto enoico del primo locale : produttori naturali e tanti vitigni autoctoni, tra cui il metodo charmant preparato ad hoc da Mirco Mariotti. La chiusura del pasto, servito all’interno di un ambiente informale ed essenzialmente a tema ittico con tovagliette di carta è animato dal carrello dei dolci : golosità vorace che fa rima con convivialità, pensata democraticamente per una clientela trasversale.
GLI ARTIGIANALI
Ferrara
La vetrina di MasterChef ha dato la possibilità a tanti cuochi provetti di mettersi in mostra. Tra la miriade di partecipanti, sicuramente Simone Finetti per la sua genuinità e simpatia è rimasto impresso nella mente dei fan più fedeli. Dall’avvio del 2022 ha aperto a Ferrara una gastronomia con cucina che vuol essere senza fronzoli, curando in prima linea con cuore e abnegazione la struttura del menù. Lo affiancano i soci Luca Borsetti e Nicola Tavolazzi per dirigere una proposta multifunzionale diretta dalla colazione ininterrottamente fino a cena. Dimenticatevi ad esempio gli aperitivi dozzinali, visto che i tranci di pizza portano la firma del “supremo” Gabriele Bonci; piuttosto che la salumeria tutta di produzione propria varia dal salame del nonno al sale di Cervia, alla pancetta pepata di white large, il lonzetto in cotenna e l’imperdibile crudo di langhirano 46 mesi tagliato al coltello, unitamente all’assortimento di formaggi e alla Lumaca Unica di Castenaso. E’ una cucina tracciabile, annessa ai ricordi, ai ricettari domestici, priva di manierismi e focalizzata all’essenzialità del gusto : cappelletti della nonna berti in brodo di cappone o al cacio e pepe, cappellacci di zucca violina al ragù con ganache di parmigiano reggiano, maccheroncini trafilati al bronzo con ragù di cinghiale, stinco di maiale italiano alla birra, brasato di guancia al barbera, carré di agnello e animelle, maialino al barbecue e mascarpone in salsa di cioccolato al caramello salato sono alcune delle proposte riportate su un menù orientato su una fascia media di 40euro a persona. Folta la carta dei vini orchestrata da etichette più classiche e pop a produttori biodinamici della zona.
OSTERIA DEL VIANDANTE
Rubiera
Marco Bizzarri, CEO di Gucci, assieme a Massimo Bottura sta concatenando una serie di progetti ristorativi di assoluto spessore in Italia e nel mondo, accomunati da una profondità culturale inflitta nelle radici dei rispettivi territori sia da un punto di vista toponomastico che gastronomico. Il fil rouge tra passato – presente e futuro è diretto da una tradizione (in questo caso quella emiliana) dall’identità stratosferica che non si pone e non conosce confini, esponendo la sua incommensurabile magnificenza. L’Osteria del Viandante si è rivelata una delle migliori esperienze gastronomiche provate in prima persona nell’ultimo biennio e trasmette appieno la filosofia del filone gucci-botturiano : affacciata nel raffinato borgo di Rubiera, incanta con la sua eleganza principesca da ammirare a lungo in ogni dettaglio che accarezza con grazia la sala, risultando penetrante e mai borioso ne pacchiano a testimonianza di uno studio, anche architettonico, orientato a salvaguardare ciò che di bello c’era prima per arricchirlo verso orizzonti estetici senza tempo. In cucina brilla più che mai il talento di Jacopo Malpeli che già nell’ex Antica Osteria della Peppina aveva mostrato tecniche e personalità tutt’altro che comuni, qui al fianco dell’amico di sempre Leonardo Giribaldi. Salumi e formaggi di qualità assoluta per il mantra del territorio e un benvenuto a regola d’arte aprono la degustazione più completa (Il Cammino del Viandante, euro 100 e inoltre c’è un bel focus sulle grandi lombate e costate ) susseguita da proposte poderose : astice e mandorla; trota iridea; gnocchi di patate e trilogia di caviali Riviera, Black & Oscietra; terrina di foie gras etico aromatizzata alla grappa con brioche e misticanza di castagne, cardoncelli, melograno ed emulsione di nocciole; cervo e topinambur; cappelletti in brodo nell’antica ricetta segreta del Forte e i dessert, eccezionali, completano un’esperienza emozionante, arricchita da una cantina (da visitare) forgiata da duemila etichette e venti distillati.