Sei qui: Gourmettoria Bucolica, uno dei luoghi più belli (e buoni) dell'estate in Romagna | Bucolica Wine Garden
un'idea di: Marco Salicini
Uno dei luoghi dell’estate in Romagna, potrebbe essere il Bucolica Wine Garden? Probabilmente sì o per lo meno è una testimonianza raggiante.
Che il futuro della ristorazione viri verso una ricongiunzione auto ed ecosostenibile plus esperienziale intorno all’agricoltura a 360°, elasticizzando “l’emisfero identitario” di un cuoco & imprenditore dalla genesi della filiera alla somministrazione, sta diventando un dato rilevante.
Abbiamo avuto esempi virtuosi e lampanti in questi due anni : molti chef per necessità e vicissitudini derivate dall’epidemia, si sono gettati alla ricerca dei loro “pop up” estivi affiancandosi agli spazi campestri delle aziende agricole e/o vitivinicole, ragionando ai postumi dell’ultimo biennio se trasformare una soluzione inizialmente temporanea, in un progetto definitivo come nuovo e probabilmente secondo percorso di carriera e di vita. Se in tutta Italia potremo citare svariati esempi, rimanendo concentrati sul raggio d’azione del nostro territorio, beh ecco diventa maiuscolo il trasloco del bistellato Magnolia che da Cesenatico si è spostato con successo immediato sulle splendide colline di Longiano, riducendo i tempi della filiera spronata inoltre dalle coltivazioni & produzioni autonome.
Ed oltre ad una “necessità” allineata al time lapse che ha creato il lockdown, sta divenendo sempre di più fulcro della richiesta dettata del consumatore, che nel periodo in questione ne ha approfittato eccome per esplorare la natura a 360°, cogliendo peraltro aspetti legati alla ristorazione che dapprima non erano posti come priorità : l’attenzione e la sincerità del servizio, i tempi del pasto, il contesto che trapassa dall’atmosfera al piatto.
Gli scorci affascinanti del giardino
Il Bucolica raggiunge una perfezione su tutti i fronti che non esiste ma che attualmente tocca e soddisfa tutto ciò che desidereremmo da una cena estiva. L’ennesima conferma che i romagnoli hanno una marcia importante, che questa “new wave” della ristorazione locale oltre ad aver convinto appieno le guide gastronomiche più blasonate, testimonia quanto questi imprenditori sappiano lavorare sui grandi numeri curando l’hospitality in maniera unica : dal mare, alle colline, ai borghi storici.
E proprio al fianco dello stellato Povero Diavolo, a Poggio Torriana, quello che nel 2020 poteva essere intravisto come un temporary, alla sua terza estate è diventata una realtà ammirevole e doverosamente divulgabile.
Prima di tutto ragioniamo sulla genesi di questo progetto che vede al timone Olivia Lucchi ed Alex Fulvi : la coppia si è laureata all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, oramai affermatasi come vera e propria fucina dei Presidi Slow Food che stanno contribuendo ad ispirare una nuova cultura collettiva della ristorazione affiliata alle materie prime tracciabili e sostenibili. Olivia radunando le idee e la qualifica ottenuta si è riconnessa alle origini genealogiche, contribuendo ad allestire all’interno della tenuta del nonno, un emisfero consolidato nel rispetto antologico della terra e dei suoi prodotti pensato per offrire un contenitore di altissima qualità ed affidabilità agli ospiti.
In poche parole, ciò che i due giovani hanno compiuto si è fondato su una concezione di Agriturismo contemporaneo, un riflesso coscienziosamente curato ed interconnesso ad ogni minimo dettame integrante del senso dell’ospitalità che evoca nella sua forma un agriturismo collinare.
Viticoltura, salumi e formaggi
La bellezza splendente di Tenuta Saiano, con la sua panoramica privilegiante sul tetto paesaggistico della Valmarecchia a Poggio Torriana, da lassù le acque adriatiche appaiono all’orizzonte, in realtà distano poco più di 20 minuti di macchina dal litorale riminese, con la coda dell’occhio ecco i suggestivi reperti monumentali di San Marino e della Rocca di Montebello, nidiati nella radura. Dall’aperitivo alla cena ci si rifocilla al fresco dal calar del sole all’ampliamento dei cieli stellati, su vasti prati verdi arredati da un magnifico plateatico di tavoli e botti di legno, una casa sull’albero fiabesca e romantica e gli interni in stile rustico moderno dotati di quattro camere per gli ospiti in un comprensorio green allestito nei 100 ettari.
Il monitoraggio della filiera quasi prevalentemente avviene in loco con gli ortaggi, la frutta e i vegetali autoctoni coltivati, le carni semibrade allevate (suini, pecore, polli, faraone, anatre, conigli e galline), stagionati e affinati in prima persona, quando si tratta di salumi superbi , oltre alla produzione di vini (di cui il sangiovese rimane il pioniere) mantenendo coerente quell’approccio rispettoso devoto a riprendere le caratteristiche primigenie di un ecosistema ancestrale, presidiato da rocce arenitiche, suolo argilloso e gesso salenitico. Un ciclo spontaneo e inopinatamente naturale, privo di concimi chimici, additivi e surrogati artificiali, che favorisce in simbiosi, l’iperattività degli animali e delle piante come co produttori degli elementi materici : dal miele biologico seguito secondo i principi della bioapicultura, al ripristino di alberi frutta e ulivi pre etruschi, da cui si ricavano le marmellate e un olio appartenenti al medesimo terroir. Seguendo un filologico razionale allineato ad uno spirito collettivo, Bucolica non ha di certo serrato i cancelli, fidelizzando con partners artigianali ed enologici discostati dai flussi commerciali più inflazionati del mercato, laddove per l’appunto l’azienda non riesce o sceglie di autoalimentarsi : come i formaggi della Fossa dell’Abbondanza di Roncofreddo, le farine del forno Demetra di Longiano, i cocktails botanici del cocktail bar NON di Rimini e vignaioli naturali in perenne movimento.
Pollo fritto e zucchine, quiche vegetariana, uovo fritto, taccole
Il binomio tra la vision dinamica e brillante di Olivia ed Alex ed il podere incontaminato della famiglia Maggioli ha creato un sodalizio esemplare e lampante, sia dal punto di vista etico che da quello progettuale, unendo peraltro attitudini anagraficamente distanti, sottoforma di un unico cosmo straripante. Il giovane staff difatti è coinvolto attivamente sia per quanto riguarda la produzione di nuovi vini, con le etichette disegnate peraltro direttamente da Olivia, sia per quanto riguarda lo stile, le ricette ed il registro del menù, che per chi non lo sapesse s’interfaccia con le fondamenta evocative della Sangiovesa, osteria “monumentale” che la famiglia Maggioli gestisce egregiamente nella vicina Santarcangelo.
L’armonia è il tassello vincente corrispondente con l’ospite, inteso e dilatato dalla correlazione tra una vision propositiva innovativa e l’eredità di un terreno e di una proprietà antesignani, alla quiete evasiva di un ambiente ripulente dal caos estivo del litorale, dalla pacatezza di un servizio giovane con le idee chiare parte integrante del progetto. Fluidità e trasmissibilità in tutto ciò che si mangia poi, al di là della freschezza che viste le premesse la si darebbe per scontata e ovviamente lo è, la linea della cucina seppur è attuata con un approccio antitetico rispetto alle pirofile stracolme di tagliatelle al ragù untuose o alle pile di castrato alla griglia che accomunano la maggioranza degli agriturismi di queste valli, concretizza comunemente un menù conviviale, carnivoro, efficace e di sostanza, senza troppi ghirigori ma con un’accuratezza nei dettagli di tutte le amenità, difficilmente replicabile altrove.
Lo si evince fin da subito, concatenando boccate pantagrueliche da un pollo fritto panato con una perizia sartoriale, sfacciatamente succoso, integro e gustoso remunerato dalle sfiziose zucchine, piuttosto che dalla scorpacciata richiamata dalle scenografiche costolette, anch’esse cotte premurosamente e seguite dalle patate arrosto, che ebbene su una tavolata di grandi numeri, raramente se non mai, si apprezza la testura arrostita, non bruciata della buccia e la consistenza magistrale, non lessata, delle patate. Dannatamente buone le tigelle, dalla fragranza panosa, acuminate da un tepore valorizzante per enfatizzare il ripieno deciso di agnello e cipolla caramellata. Si gioisce anche sui piatti che smorzano gli umori virili, come la quiche di verdure, le taccole con albicocche – nocciola – miele e pecorino per poi rientrare nel limbo della goduria ammirando l’encomiabile filettino di maiale con pancetta e misticanza – un biglietto da visita eccezionale per la materia prima e perdendo palesemente i freni inibitori con le caramelle agrodolci di fegato. Vi è poi il piccione nappato con burro al fegato ed il suo fondo di cottura, tenero, delicato ed attentamente equilibrato, una piadina da plauso Bertinoro’s style e la portata che ha convinto di meno, melanzana-pomodoro-salsa yogurt mimetizzata quasi come una parmigiana borderline per il dosaggio di olio.
Piccione e Costolette
E’ necessario predisporre le papille a godere ulteriormente delle golosità proposte come fine pasto : il manto lattico rinfrescante del gelato allo squacquerone con la spontanea acidità della composta di susine, la torta di mele con gelato alla crema e la zuppa inglese in bicchiere da deglutire unitamente o posticipatamente all’elettrizzante proposta di liquori erbacei artigianali o dei cocktails. Ed il conto, contestualizzato, difficilmente potrà far storcere il naso, seguendo una versatilità dipesa da un aperitivo al tramonto, una light dinner o una cena completa da condividere. Progetti eseguiti in questa maniera, come Bucolica, alimentano il benessere del presente e tracciano gli orizzonti del futuro.
BUCOLICA wine garden
Via Casone 35, 47825, Poggio Torriana (RN)
3316773822
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