un'idea di: Marco Salicini
L'entusiasmo sfrenato dell'Appennino bolognese, terra di sapori , patria di cibo e tradizioni sempreverdi. Una domenica estiva, calda e coinvolgente dove ristoratori/produttori/panettieri della zona hanno dato omaggiato un territorio meraviglioso che incornicia alla stragrande Bologna. La Rocca dei Bentivoglio, una presenza saggia e imponente che coi suoi castelli risalenti alle strutture del quattrocento, non si fa desiderare e diviene meta e polo di spettacoli teatrali, degustazioni ed eventi musicali.
Un'atmosfera genuina e spontanea, esibizioni canore dal vivo come sottofondo ad una sfilza di piatti e di proposte dalle ricette locali e folkloristiche. L'Appennino non deve evolversi ma mantenere la sua storicità, i suoi pregi e i suoi difetti che accolgono e radunano clienti affamatissimi, alla ricerca di una cucina pura e intatta, di ambienti caldi e rustici (in inverno) e rinfrescanti d'Estate, un effetto doppler che ho sempre considerato esclusivo e speciale.
Menù fisso a 30 euro, calice incluso con posate, tre cantine con le quali accompagnare le cinque portate. Si stuzzica volentieri, dalla piadina fritta con formaggi in crosta della Valsamoggia a sfregare e stuzzicare i palati. Il bianco ruspante e spremuto della Orsi vigneto San Vito e poi al via le portate.
La gente di paese col sorriso sulle labbra, riempie minuto dopo minuto i vari stand. Seguiamo l'ordine di partenza. Ci si dirige verso L'Enoteca La Zaira per le "sorprese dall'orto" un tris vegetariano dedito a promuovere le verdure del momento: caponata eccezionale, flan agli spinaci morbido e saporito, frittella alla menta fresca e disinvolta.. ottima partenza.
Amerigo, fiore all'occhiello, padrone dei tartufi, custode delle pietanze tipiche del territorio (dai funghi, ai liquori di primissimo livello offerti a fine pasto e promossi da una Bottega oramai cult per Savigno e i dintorni, selvaggina-cacciagione e molto altro). "Dai Monti ai Colli"è la sua proposta della serata: salmerino del corno alle scale con verdure fresche, un piatto indebolito dalla conservazione dovuta ovviamente alle circostanze ma sincero in tutta la sua natura selvatica. La Corte d'Aibo ci trasporta su un rosso d'accompagnamento prima della favolosa "Tagliatella in fiore" dall'Osteria della Tagliatella, interessantissimo e tipico locale situato nel pieno centro di Savigno. C'è Lucia Antonelli dell'arcinota "Taverna del Cacciatore" di Castiglion dei Pepoli, che con uno show cooking lascia tutti a bocca aperta, insegnando con la maestria che la contraddistingue, l'elaborazione e il tiraggio della sfoglia, le sue spennellate fiorite.. è un grande spettacolo. Torniamo alla tagliatella: pura e gustosa, anche in umido, ovvero quando disperde la mantecatura e il condimento forte e croccante, applauso.
Gianni Cavola si conferma un vulcano sociale, dà spettacolo al microfono e accompagna la serata, romano doc e ristoratore noto con la sua mitica e romanesca Accademia der Cacio e Pepe, il bolognese però lo fa bene e una prova tanto scontata quanto ardua (quella della tagliatella assaggiata poco prima) ne è la conferma.
Il "Coniglio peperoni e olive" dell'Antica Osteria del Borgo (altro punto forte della zona, recensito e testato con forte approvazione da noi questo inverno). Coniglio dissosato ben impepato ma privo di quel carattere avvertito durante il nostro pranzo uggioso domenicale. Apprezzo l'intensità del rosso proposto dalla Fattoria Vallona.
Le lanterne e le candele fanno il loro dovere, cala il tramonto, scende la sera e l'atmosfera acquisisce appeal...peccato sia domenica. Bologna Burger è il piatto della Trattoria dei Mugnai, bontà garantita, gustosità concentrata nei panini soffici farciti di ragù alla bolognese con cipolla caramellata e parmigiano reggiano, non mi sarei mai fermato.
L'Elisir della Valsamoggia alle erbe è un omaggio ai contadini e ai forestieri di un tempo, gradazione alcolica alta ma l'essenza si avverte tutta.
Sul finale ci soffermiamo d'innanzi alla Scuola di Pane- Il Pand'Oro- è la bottega, quasi centenaria, che vorresti sotto casa. Mi avevano attratto le vistose e rusticissime focacce fin dall'ingresso. Il pane è un composto di farinature cresciuto a lievito madre con lievitazioni che giungono fino alle 48 ore. Il grano certificato da un'azienda della Valsamoggia è macinato in casa. Quella crescenta che avevo intravisto ha un suo perché e va per la maggiore: viene condita con pancetta prosciutto del salumificio Franceschini (peraltro presente col suo stand e i suoi prodotti fiorenti, che da anni fornisce una miriade di ristoranti bolognesi e non solo)o quand'è stagione nella sua variante al il tartufo. Una storia infinita, lunghe notti a sfornare, giornate frenetiche a vendere; passata di mano in mano sempre a gestione della famiglia Cassanelli, da cinque anni anche pasticceria e sempre più in rampa di lancio. Torno a casa ringraziando, con un bel sacchetto di biscotti al vino e cantucci come non se ne vedevano da tempo (parola di mio padre, un amante e goloso in materia).
L'ultimo sorso me lo concede Amerigo, con un paio di liquori da orbita al caffè e al marasco. La libreria Carta Bianca, il Teatro delle Ariette e la lotteria finale creano aggregazione, cultura e spensieratezza nella serata in cui la Valsamoggia ha dato del 'tu' a tutti, allestendo il suo splendore.